L’importanza della corporate governance

La corporate governance è quell’insieme di meccanismi, regole e relazioni attraverso i quali le società sono controllate e gestite.

Una corporate governance chiara e stabile è necessaria al fine di evitare conflitti di interesse tra differenti stakeholder e azionisti o tra azionisti e management, cose che potrebbero portare al totale immobilismo operativo della società stessa se non addirittura condurla al fallimento.

Vediamo ora alcuni esempi di Corporate Governance

IMA e Gianluca Vacchi

Nel 1963 Marco Vacchi acquista una piccola società di macchinari, chiamata IMA (Industria Macchine Automatiche) e pian piano la porta a divenire il leader mondiale nella produzione di apparecchiature per produrre e impacchettare bustine di tè e farmaci.

In seguito, la gestione passa a figli e cugini. Alberto Vacchi si dimostra essere già sul pezzo, ma è costretto a condividere le scelte decisionali con suo cugino Gianluca, che non appare molto tagliato per il ruolo dirigenziale.

Visto che quest’ultimo è sempre di più una minaccia all’immagine e alla stabilità della governance della società, Alberto decide di contrarre del debito (caricato sulla holding controllante di IMA, Lopam Fin) per acquisire gran parte della quota in mano a Gianluca ed estrometterlo dal processo decisionale.

IMA così guadagna in stabilità, ma è costretta a sacrificare parte delle risorse che sarebbero state destinate alla crescita dell’attività al ripagamento di quel debito finanziario.

Mediobanca e il patto di sindacato

Quando Enrico Cuccia, storico Amministratore Delegato della Banca Meneghina, avvia la privatizzazione dell’istituto, decide di proteggerne l’indipendenza, attraverso la creazione di un accordo legale tra azionisti, chiamato patto di sindacato.

Con questo accordo, rinnovabile ogni 3 anni, i grandi azionisti si obbligano a rimanere nel capitale senza poter vendere né acquistare nuove quote. Nasce così il “salotto buono” della finanza, in cui i più grandi imprenditori italiani e stranieri (da Berlusconi ai Benetton, dai Gavio a Bollorè, da Delvecchio ai Seragnoli) si incontrano in assemblea per discutere sulle sorti dell’economia italiana.

Allo stesso tempo viene preservata l’indipendenza di Mediobanca, grazie alla quale la banca può prestare denaro solo alle società più meritevoli e non per scelte meramente politiche (come d’altronde avviene in moltissime altre realtà bancarie italiane).

Il tracollo di Eurostar

Eurostar è la società di trasporto ferroviario nel Canale della Manica, che collega il Regno Unito con Francia, Belgio e Olanda. Attualmente la società è in serio pericolo di fallimento.

Eurostar è infatti schiacciata da elevatissimi debiti per la realizzazione del progetto Eurotunnel, a fronte di un fatturato che, a causa del coronavirus e della Brexit, è crollato dell’80%, con passeggeri in riduzione del 95% rispetto al 2019.

Eurostar è controllata dallo Stato Francese, tramite l’operatore ferroviario SCNF al 55%, al 5% dal Governo Belga, mentre il Governo Britannico è uscito dall’investimento nel 2015, vendendo il 40% al fondo pensionistico del Quebec (CDPQ) e al fondo Hermes Infrastructure.

Adesso che la società è in caduta libera, ha chiesto un disperato aiuto sia al Governo Francese che a quello Britannico, che sono i principali beneficiari dei flussi di traffico realizzati dalla società, in linea con gli aiuti forniti al settore aereo dagli stessi Stati.

Peccato che, non esistendo accordi precisi sul supporto alla società, i Francesi percepiscano Eurostar come un asset da cui traggono molti più benefici gli inglesi (in termini di maggiori flussi di traffico verso Londra), anche considerando che Eurostar paga le tasse nel Regno Unito, essendo fiscalmente registrata lì e vorrebbero dunque che fossero gli inglesi a pagare. Al contrario, questi ultimi, avendo venduto la loro quota già 6 anni fa, ritengono spetti ai Francesi sobbarcarsi delle perdite di Eurostar.

Nel frattempo la cassa a disposizione di Eurostar si esaurirà il prossimo aprile, nel totale immobilismo degli azionisti, a riprova che quando i rapporti tra gli investitori di maggioranza non sono regolati appositamente da contratti ex ante, possono portare, in situazioni estreme, una società al collasso.

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Francesco di Renegade Insider Finanza